Cleopatra il Mito

Donna estremamente colta e raffinata, abile nel governare e nel sedurre, Cleopatra VII, “regina dell’Alto e del Basso Egitto”, è protagonista dell’essposizione personale di Mirella Ventura, allestita nei suggestivi spazi dell’Ambasciata Araba d’Egitto a Roma.
Dopo essersi confrontata con la forte personalità della pittrice messicana Frida Khalo, ottenendo ampio consenso di critica e pubblico, Mirella Ventura ha iniziato il suo nuovo percorso pittorico facendosi sedurre dal fascino di Cleopatra. studiando attentamente la vita della sovrana e la complicata simbologia dell’Egitto precristiano. Affascinata dalla statuaria ellenistica e romana che ritrae la sovrana come una dea, Mirella ha guardato sicuramente anche alle opere dei grandi artisti del passato, come Michelangelo che la ritrasse in un bellissimo disegno custodito alla Galleria degli Uffizi e ha studiato la vasta letteratura sulla Regina d’Egitto, soprattutto il celebre Antonio e Cleopatra di William Shakespeare. E infatti proprio alcune frasi tratte dalla tragedia dello scrittore inglese impreziosiscono le opere in mostra. Dopo due anni di lavoro Mirella si è resa conto che stava costruendo pittoricamente la storia di Cleopatra. E’ nata così l’idea di racchiudere la vita della regina all’interno di tre temi protagonisti di altrettante stanze: la Stanza del Trono, la Stanza di Orione e la Stanza Sepultus, contenenti in tutto quindici opere di grandi dimensioni. Opere realizzate con una tecnica molto elaborata che unisce pittura ad olio e particolari smalti che regalano lucentezza alle composizioni. L’artista ha lavorato molto sulle velature del color oro che, giocando con la luce, impreziosiscono i lavori rendendoli vibranti. Nel suo studio di Genazzano Mirella ha realizzato i grandi cartoni preparatori ad acrilico mentre a Roma ha dipinto i quadri ad olio. Il disegno è fondamentale nelle opere dell’artista, è l’architettura su cui si poggiano le composizioni stesse. Nei suoi lavori nulla è affidato al caso, ogni particolare ha un preciso significato iconografico e simbolico. Attenta conoscitrice della storia dell’arte e degli artisti che l’hanno preceduta, Mirella ha voluto omaggiare Gustav Klimt, pittore che ama fin dai suoi studi al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti, soprattutto nei ricchi ricami de Il Manto di Orione. Tra tutte proprio quest’opera è la più ricca di simboli e rimandi alla cultura e alla religione egizia. Sfavillante nel suo manto d’oro, Cleopatra è presentata come Iside, in tutto il suo splendore. Le fonti antiche ci descrivono la regina come una donna di grandissimo fascino, dalla voce melodiosa, colta e conoscitrice di molte lingue straniere ed idiomi. Sedusse uomini di grande carisma come Cesare e Marco Antonio e riuscì a governare un paese vasto come l’Egitto e le sue province. Nei quadri di Mirella Ventura traspare tutto ciò, l’artista è riuscita a presentare l’aspetto sensuale ma anche ieratico della regina in opere arcaiche e moderne al tempo stesso. I colori usati, il rosa dell’incarnato, il nero e l’oro, rendono le composizioni molto raffinate ed eleganti. Lo spettatore si confronta con la grandezza e magnificenza della sovrana, a partire dalla prima stanza, la Stanza del Trono in cui Cleopatra siede sulla seduta imperiale adornata di gioielli, con accanto due custodi e con in seno un serpente presagio del suo destino. Sempre nello stesso ambiente Mirella ha scelto di porre l’opera Roma, che la ritrae con Marco Antonio vestito di oro e porpora; lo sguardo languido dei due amanti però non si incontra, presagio della loro divisione futura. Nell’Attesa Cleopatra è ritratta in tutto il suo splendore su uno sfondo luminosissimo ed evanescente mentre nell’Udienza l’artista ha scelto di rappresentarla con contorni più netti, regalandole una maggiore austerità. Attentissima ai dettagli, la pittrice ha raffigurato, in entrambe le opere, la regina con vesti riccamente ornate e decorate e con il serpente attorcigliato sul braccio sinistro. 
La Stanza di Orione è legata alla sfera religiosa che collega Cleopatra ad Iside. Accanto all’opera Il Manto di Orione si staglia Profezia in cui il volto altero della regina guarda oltre l’orizzonte, verso il destino che l’attende. In Io sono Iside la sovrana indossa i simboli sacri legati alla dea ed è attorniata da due sacerdoti. Due ancelle, anch’esse sfavillanti d’oro, e due pantere nere l’accompagnano invece nell’opera La marcia.
E arriviamo alla terza ed ultima stanza, Sepultus, contenente la regina morente e il suo sepolcro. Ne Il morso Cleopatra, languidamente distesa, si lascia mordere dal serpente, un aspide o forse un cobra egiziano come raccontano le fonti antiche. Sconfitta nel potere, non volendo far parte del “trionfo” che sfilerà a Roma, ha fatto comunicare a Marco Antonio il suo suicidio, che ha portato anche a quello dell’amante. Ormai Anubis aspetta anche lei nel regno dei morti. Sarcofagola ritrae ieratica, attorniata da Maschere Azzurre e Maschere Nere, in cui è ritratta con i simboli del potere religioso. Per quest’ultime l’artista ha tratto ispirazione da alcune maschere funerarie viste nel Museo Egizio di Berlino. Mentre per la tomba di Cleopatra, Mirella si è ispirata al sarcofago d’oro di Tutankhamon. Nell’ultima opera, Il Fuoco, Cleopatra giace sul letto di morte con accanto un recipiente con un fuoco vivo, purificatore. Il viso è pacato, la sensualità ha lasciato il posto alla quiete che nella vita la regina non aveva mai avuto. L’artista ha immaginato così la tomba monumentale, ancora non ritrovata, che Cleopatra fece costruire ancora in vita nello stesso sito in cui si trovava quella di Alessandro Magno e in cui le fonti dicono che sarebbe stata sepolta insieme a Marco Antonio. La morte della sovrana, avvenuta nel 30 a.C. segnò anche la fine dell’età ellenistica, iniziata proprio con la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. Successivamente l’Egitto divenne una provincia romana. Nel corso dei secoli la figura della grande regina ha affascinato artisti e scrittori che ne hanno fatto oggetto di opere d’arte e opere letterarie. Mirella Ventura si è lasciata ispirare da tutto ciò realizzando opere dal forte impatto visivo, raffinate e fortemente presenti, caratterizzate da una cifra stilistica molto personale, che riescono ad emozionare lo spettatore, facendolo viaggiare nel tempo e nello spazio.

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